Dopo un inverno caratterizzato da temperature sopra la media e da poche precipitazioni, la primavera, come già era successo nel 2019 è arrivata portando con sé un brusco calo termico e precipitazioni a carattere nevoso. Ma come funziona l’allerta per neve?
Quando le temperature arrivano intorno allo zero, le precipitazioni assumono carattere di neve e se molto intense e persistenti possono creare danni al territorio e alla circolazione. L’allerta meteo per neve può risultare più complessa da comprendere, in quanto la criticità viene valutata sulle quindici sottozone di allerta, distinte per fascia altimetrica, in cui è suddiviso il territorio dell’Emilia-Romagna.
Per valutare la pericolosità della neve, l’indicatore che viene valutato in fase di previsione è l’accumulo medio al suolo in cm nell’arco di 24 ore. Ovviamente i valori di soglia sono differenti in ciascuna sottozona, che raggruppa Comuni con quota prevalente (soprattutto della viabilità urbana) appartenente ad una delle seguenti tre classi:
- Pianura: quota inferiore ai 200 m (sottozone di allerta B2, D1, D2, F, H2).
- Collina: quota compresa tra 200 e 800 m (sottozone di allerta, A2, B1, C2, E2, G2, H1).
- Montagna: quota superiore a 800 m (sottozone di allerta A1, C1, E1, G1).
La valutazione della criticità per neve in fase di previsione è articolata in quattro codici colore che vanno dal verde al rosso con soglie di accumulo di neve al suolo crescenti, a cui sono stati associati gli scenari di evento ed i possibili effetti al suolo e danni sul territorio. In situazioni particolari, valutate le possibili condizioni di maggiore vulnerabilità, è possibile che venga emessa un'allerta anche quando si prevedono valori al limite delle soglie indicate nella Tabella.
LA TABELLA DEGLI SCENARI
